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“Io, il mio discorso l’ho fatto. Ed ora potete preparare il mio elogio funebre”, nel 1924, l’On. Giacomo Matteotti, secondo molte fonti,così concluse un discorso alla Camera dei Deputati in cui denunciò soprusi, violenze e brogli verificatisi durante le ultime elezioni politiche.
Quelle elezioni consegnarono una larghissima maggioranza al Partito Fascista.
Da lì a undici giorni fu ucciso ed il suo corpo venne ritrovato,circa due mesi dopo, abbandonato ed in stato di decomposizione, come una qualsiasi carcassa di un qualsiasi animale.
Quel giorno, in Parlamento, Matteotti, visti i numeri schiaccianti a lui sfavorevoli, ben sapeva che le sue parole non avrebbero, di certo, mutato gli esiti della tornata elettorale da poco conclusasi, come, altrettanto, conosceva i rischi di opporsi,apertamente e senza filtro alcuno, ai “vincitori”, eppure pronunciò lo stesso il suo discorso e non arretrò.
Il dieci giugno di quest’anno sarà trascorso un secolo dall’assassinio di Matteotti ed il Comune di Valmontonericorda l’uomo, il politicoed il patriota che egli fu con una strada: quella che collega via Casilina alla SP55a.
Anche semolte sono le città italiane in cui possiamo trovare vie e piazze intitolate aGiacomo Matteotti,queste non saranno e non dovranno essere mai abbastanza: è fondamentale che, con ogni mezzo, il suo ricordo rimanga vivo in ognuno di noi ed in quelli che verranno dopo.
Il ricordo della storia di Matteotti è importante,da un lato, perché essa contribuisce a non farci dimenticare cosa fosse l’Italia che lo uccise, e dall’altro lato, perché la sua vicenda ci rammenta che ciascuno di noi, prima o poi, nel corso della vita sarà messo davanti a delle scelte, dalle meno importanti alle più importanti, da quelle che incideranno,forse,sulla propria esistenza, a quelle che avranno riflessi, addirittura, sull’intera comunità.
In tutti questi momenti avremo dinanzi, sempre, due strade: o decideremo di comportarci come Matteotti – pronunceremo, quindi, il nostro discorso e non arretreremo – oppure agiremo in senso opposto, resteremo silenti e faremo uno, due, dieci passi indietro.
Intraprendere la via corretta, molto probabilmente, comporterà delle rinunce e deisacrifici, piccoli o grandi che siano, e, sicuramente, non sarà semplice, ma se avremo il coraggio di far ciò, anche noi, come Matteotti, parteciperemo a piantare il seme da cui nascerà un albero, rigoglioso e florido,che ci donerà tanti e splenditi frutti.
Fabrizio Scaramella