Nel 2023 si è celebrato l’anniversario dei sessanta anni dalla morte di J.F. Kennedy, 35^ Presidente degli Stati Uniti di America.
Anche se la sua presidenza è durata pochi anni, dal 1961 al 1963, è rimasto nei cuori di tantissimi cittadini statunitensi e di tutto il mondo.
Sicuramente, in parte, ha inciso il fatto che morì, di fatto, in diretta TV, colpito alla testa da un cecchino a Dallas e che molte sono state le teorie, dalle più fantasiose a quelle meno note, sui motivi e mandanti del suo assassinio, ma J.F. Kennedy occupa un posto particolare nella storia dei presidenti degli USA anche e soprattutto per un altro motivo: fu lui, e la sua amministrazione, a gestire la famosa “Crisi dei Missili di Cuba” nel 1962.
Se il mondo arrivò vicino alla terza guerra mondiale, ebbene quel momento fu il 1962.
In quegli anni, l’Unione Sovietica, in risposta al posizionamento di missili balistici da parte degli USA in Italia e Turchia, riuscì ad istallare, in segreto, dei suoi missili sul territorio cubano in grado di raggiungere molte città degli Stati Uniti di America.
Scoperto ciò la tensione tra le due super potenze atomiche arrivò ai massimi nella storia, per molti la guerra era alle porte.
Un conflitto appariva come inevitabile, eppure non scoppiò. Alla fine, le due parti raggiunsero un accordo diplomatico che, politicamente e strategicamente, soddisfò tutti i contendenti e l’opzione militare fu accantonata.
Tutte le donne e gli uomini, statunitensi e russi, che in quei giorni presero determinate decisioni e non altre meritano la nostra gratitudine, e ciò non solo perché se la situazione fosse precipitata, forse, oggi tutti noi avremmo avuto la conferma della verità dietro le note parole di Albert Einstein “Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre”, ma soprattutto perché i protagonisti di quella stagione ci hanno fornito, plasticamente, una prova: la guerra non è mai inevitabile, è sempre una scelta.
Fabrizio Scaramella