29 Aprile 2025

Le tradizioni smarrite nel tempo

image-3 La Corsa dei Bàrberi

Si sa che ogni paese d’Italia, anche il più piccolo, ha almeno un campo da calcio. Molti, però, ne possiedono due o più, e in alcuni casi, oltre al campo da calcio, ci sono anche impianti per altri sport: atletica, pallacanestro, pallavolo, baseball, tennis, golf, padel, calcetto e molti altri. Un panorama sportivo che oggi è diventato una realtà diffusa e a disposizione di tutti.

Una volta era diverso o almeno le modalità lo erano. Certamente l’atletica, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, è più o meno come era nell’Antica Grecia. A fine ‘800 si svilupparono la maggior parte degli sport odierni, in primis, il calcio. L’Inghilterra ha dettato per lo più le regole di quasi tutti gli sport odierni, ma tanti di questi in qualche modo erano già esistenti anche in Italia. Riprendiamo il calcio; i Greci praticavano un gioco chiamato Sferomachia, che piacque molto ai Romani che lo adottarono e lo chiamarono Harpastum. Anche se giocato con una palla piena di stracci, questo gioco ricorda per certi versi il calcio ma si avvicina molto al rugby ed in esso avvengono scontri corpo a corpo come il pugilato e la lotta libera. Nelle grandi città, dove la ricchezza era maggiore, potevano essere costruiti siti idonei per le partite. Un altro classico erano le corse dei cavalli. Anche i paesi più piccoli potevano ospitare questo tipo di manifestazioni; in alternativa se mancavano i cavalli, si poteva sempre correre con gli asini; a Roma c’era anche la corsa dei tori, come in Spagna. Questo articolo vuole parlare della Corsa dei Bàrberi che veniva svolta, solitamente, nel periodo di Carnevale e di cui si ha traccia anche a Valmontone. Perché questo nome che suona un po’ strano, Bàrberi, la parola è sdrucciola quindi l’accento cade sulla a.

Un po’ di storia.

I Bàrberi sono i veloci cavalli, destinati a partecipare a un palio, i cavalli della Bàrberia, con cui anticamente s’indicava il Nord Africa, oggi Maghreb, in particolare la regione delle odierne Algeria, Libia, Tunisia e Marocco.

Collocata nel Carnevale tradizionale, a Firenze si correva per festeggiare la vittoria, avvenuta nel 406 d.C. sotto Fiesole, del generale romano Stilicone contro Radagaiso, capo di un esercito di tribù germaniche (Goti, Vandali, Suebi, Burgundi), al tempo detti appunto Bàrberi, probabilmente dalla parola latina ‘barbari‘ che significava “straniero”. A Roma sembrerebbe trarre le origini dalle feste Saturnali romane che cadevano a dicembre e la Chiesa, nel tentativo di cancellare le feste pagane, le fece corrispondere con il Natale di Gesù. Ma si sa, che Carnevale è un periodo di spasso e follie, tempo di spensieratezza e divertimento. Sempre a Roma, al circo di Alessandro, (l’odierna piazza Navona), e se questo era inondato dal Tevere, sul colle del Celio, si svolgevano le corse dei cavalli per propiziare Marte dio della guerra, che era anche padre di Romolo e Remo quindi protettore della città. Ma le corse dei cavalli sono sempre rimaste interpretate, anche in tempi successivi, nel significato religioso e mistico della fortuna e buona sorte di un popolo.

Nel tempo, perse le bighe o i cocchi, rimasero i soli cavalli…senza cavaliere.

Con il capo ornato di piume, sul dorso degli animali venivano collocate palle di piombo o di pece fornite di aculei che pungevano i fianchi dell’animale, innervosendoli. Tenuti a fatica sulla linea di partenza dai Barbareschi (gli stallieri), allo scoppio degli spari, i cavalli venivano lasciati liberi e in una corsa sfrenata si lanciavano al galoppo lungo un percorso gremito di persone. Gli aculei che continuavano a punzecchiarli ad ogni loro movimento e le grida della gente rendevano l’animale sempre più imbizzarrito. Questa corsa era di tradizione in molte città italiane e a Roma veniva effettuata da Piazza del Popolo a Piazza Venezia, lungo via del Corso. A Piazza Venezia, un “Pallio” (o Palio, Drappo, Panno) era sospeso in aria a mo’ di traguardo. Qui i Palafrenieri erano incaricati di fermare i cavalli imbizzarriti ma non sempre ci riuscivano e spesso venivano travolti. Questa corsa infatti, oltre alla goduria delle persone che assistevano, procurava praticamente sempre qualche vittima, spesso anche tra il pubblico e talvolta i risultati erano nefasti per i malcapitati. Nel 1874, il nuovo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II ne sancì l’abolizione in tutte le città del Regno. A Valmontone era usanza fare il Palio o la corsa dei bàrberi, non a Carnevale ma nel periodo della Pentecoste, quando l’afflusso di gente, principalmente per la Fiera, riempiva la città. La corsa veniva svolta nel tratto di strada che dalla Chiesa del Gonfalone portava al Prato della Madonna nel pomeriggio appunto del martedì di Pentecoste. Dato il segnale, i cavalli al galoppo (anche qui con le palle di aculei sui fianchi) correvano verso la fine del Prato della Madonna. Come riporta lo storico valmontonese Carlo De Romanis, al vincitore non veniva elargito alcun premio in denaro ma solo “decenti Palii di Damasco”.

A seguito dell’abrogazione reale della Corsa, la gente comunque ne chiedeva la reintroduzione e per questo vennero istituite la cosiddetta Corsa della Carriera (a differenza di Valmontone, questo palio si svolge ancora a Carpineto Romano) e la corsa dei somari lungo via S. Antonio anch’esse perdute. Valmontone ha perso tutto il suo Palio storico, Artena invece, grazie all’allora Assessore alla Cultura Erminio Latini, se n’è inventato uno che è ufficialmente la più coinvolgente manifestazione turistico-tradizionale-culturale del paese: il Palio delle Contrade; 10 giorni di festa con grande concorso di pubblico.

Probabilmente trattare i cavalli come allora, oggi non sarebbe e giustamente permesso, ma sull’onda del Palio, come ha fatto Artena, ci si può reinventare la tradizione rievocativa storica, lasciando le Fregnacce, legando vieppiù la gente al suo Paese come d’altronde già succede sia per il Presepe Vivente che per la Sacra Rappresentazione.

vALMONTONE-aNTICO-1024x741 La Corsa dei Bàrberi
Mappa del 1700 di Valmontone. È descritta la zona dove avveniva la corsa dei bàrberi

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