29 Aprile 2025

Seppure molto diffuso a Roma, in tempi moderni, la connotazione ciociara di questo cognome è più che evidente nella diffusione presente a Ceccano e Alvito in provincia di Frosinone. La voce pizzuto cioè ‘appuntito’ potrebbe indicare nel capostipite una persona portante il ‘pizzo’ o più facilmente, data l’origine nei mestieri di tanti cognomi italiani, poteva essere il soprannome di qualcuno che di mestiere lavorava oggetti appuntiti come lance, coltelli, spade, etc. In senso figurato poteva indicare anche una persona ‘saputella’ o ‘prepotente’. A Roma, gli alberi pizzuti sono i cipressi per la loro caratteristica allungata a rappresentare due mani giunte in segno di preghiera. Quindi tralasciando la parte funerea, il sostantivo pizzuto conferma “essere a forma di punta” C’è anche chi fa risalire questo cognome a nomi di località legati al vocabolo pizzo (cima di una montagna) proprio ad indicare la provenienza da una località montana. A Genazzano c’ è Colle Pizzuto, la cui forma tende ad appuntirsi rispetto al circondario. In Molise esiste il paese di Castelpizzuto fondato dagli Angioini nel 1269. Verso la fine di quel secolo, il possedimento fu frazionato in tre parti, rispettivamente assegnate a Gualtiero da Ponte, Nicola Roccafoglia e Alferio d’Isernia. Gualtiero da Ponte morì e la sua parte tornando al regio demanio fu venduta ad Alferio d’Isernia che, nel 1316, comprò l’ultima quota divenendo di fatto ‘Signore di Pizzuti’. Ma è proprio guardando agli Angioini, famiglia francese fondata da Carlo d’Angiò, al tempo che furono i governanti del Regno di Napoli, che possiamo quasi con certezza supporre un’origine se non proprio francese sicuramente campana, data la diffusione di Pizzuti anche in terra di Battipaglia e Montecorvino Rovella in provincia di Salerno e molta anche a Napoli.

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Colle Pizzuto di Genazzano

Dal Registro della Regina Giovanna II (1423), con il nome di Pizzuto era detto un feudo ubicato in Terra di Lavoro, oggi corrispondente all’attuale provincia di Caserta, appartenente alla famiglia Pizzuto, appunto. La famiglia si estinse quando ereditarono due sorelle: Cobella e Rutia. Quest’ultima sposò Giovannello Galeota, della nobile famiglia dei Capece Galeota.





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Stemma baronale
dei Pizzuto di Torretonda

A Napoli questa famiglia godeva del Seggio di Capuana. I Sedili di Napoli (detti anche Seggi) erano le antiche istituzioni amministrative che hanno governato e regolamentato la città tra il 1200 e il 1800. Ogni Sedile aveva un suo rappresentate “Eletto” che insieme ai feudatari del regno, costituivano il parlamento dei deputati della città di Napoli. Rutia Pizzuto una volta sposatasi cambiò il proprio cognome con quello del marito.

Pizzuto risulta essere, ma in tempi più recenti (1600), anche una nobile famiglia siciliana di Palermo e una di Siracusa. Tra i Pizzuto ci furono magistrati, medici e decani nell’ambito notarile siciliano. Un certo Paolo ottenne il titolo di barone di Torretonda di Cefalù mentre un Sebastiano di Siracusa barone della Tonnara di Ognina.

Noi siamo propensi che i Pizzuti siano come detoponimico, ovvero un cognome derivante da un nome di luogo, appartenenti ad una famiglia piuttosto che ad una comunità. Pertanto, questo cognome si è diffuso soprattutto nel basso Lazio, considerando che il Regno di Napoli arrivava fino a Ceprano e nel tempo la o finale di Pizzuto, come di consuetudine nelle nostre zone ad indicare un gruppo famigliare, ha preso la i finale.

Come riporta d. Paolo Di Re, a Valmontone nel 1805 un certo sig. Pizzuti ottiene la licenza di un’osteria-albergo. Egli ne fa una descrizione dettagliata dell’ubicazione e della composizione. La casa del Pizzuti si trova al di fuori del paese, a ridosso del prato detto di S. Anna. «…essa aveva due piani: uno terreno e uno superiore. In quello terreno era una stanza dove si spacciava il vino e i viveri, una stalla con mangiatoia capace di otto bestie, e una grotta. Nel piano superiore v’erano due stanzoni o cameroni. Il Pizzuti ottenne facilmente il permesso perché aveva giustamente motivato l’apertura di una nuova osteria: per il bene dei Forestieri, ai quali perciò godono il vantaggio di servirsi da chi loro più piace, e da chi vende loro a più discreto prezzo ed il vino e la robba ancora commestibile».

A Valmontone attualmente ci sono circa 93 persone con questo cognome, leggermente in crescita rispetto al passato; a fine 1800 si contavano circa 60 persone mentre nel 1900 erano saliti a circa 80.

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